Arrestato a Torino storico boss mafioso. Quella volta che al maxi-processo si cucì la bocca con una pinzatrice
Salvatore Ercolano era esponente di spicco del clan dei catanesi. Nel 1992 fu condannato a Palermo.
Boss mafioso girava armato di pistola, arrestato. I Carabinieri hanno fermato a Torino Salvatore Ercolano, 70 anni, storico esponente di cosa nostra appartenente al clan dei catanesi. Era il braccio destro del famoso boss Nitto Santapaola ma la sua "fama" presso il grande pubblico si registrò quando era già dietro le sbarre. Per un gesto a dir poco eclatante.
Scattano le manette
Ieri mattina i Carabinieri del Comando Provinciale di Torino hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal Gip di Torino su richiesta della locale Procura della Repubblica (Direzione distrettuale antimafia), nei confronti dell'esponente di spicco della mafia etnea, affiliato al clan “Santapaola-Ercolano” con molteplici agganci nel capoluogo piemontese, ritenuto responsabile di porto e detenzione illegale di armi comuni da sparo. In pratica, aveva una pistola. Le indagini, condotte dai militari del Nucleo Investigativo tra marzo e maggio scorsi, hanno consentito di accertare come l’uomo abbia in più occasioni girato anche in città armato di pistola. Il siciliano era stato condannato per mafia nel Maxiprocesso di Palermo nel 1992 ed ha trascorso in galera più di vent'anni. Attualmente era libero e senza pendenze giudiziarie, ma evidentemente temeva qualche ritorsione. Per questo, forse, la decisione di girare armato per potersi difendere in caso di aggressione. Ma i carabinieri hanno arrestato il boss mafioso.
Si era cucito la bocca
Il suo clamoroso gesto in pubblica udienza resterà per sempre negli annali della cronaca giudiziaria. Durante il processo di Palermo, quando toccava a lui deporre, si presentò in aula con la bocca cucita. E non per modo di dire: cucita veramente! Aveva usato una pinzatrice da ufficio e si era "sparato" le graffette sulle labbra. Ufficialmente questa doveva essere una forma di protesta per le condizioni di detenzione (il famoso 41-bis) ma molti avevano letto un messaggio dietro le righe: io non parlo. Nonostante le labbra ferite, spiegò il suo gesto ai giudici: "L'unica arma che ho ormai è la mia bocca, è quello che posso dire. Ma nessuno mi crede, quindi tanto vale cucirmela". Dopo questa criptica dichiarazione, che a molti osservatori e addetti ai lavori era sembrato un messaggio in codice, Ercolano si mise in un angolo della "gabbia" e si fumò persino una sigaretta (aspirandola dal naso).
Ora, una volta saldato il suo conto con la Giustizia, era tornato in libertà e si era trasferito in Piemonte dove evidentemente aveva dei contatti. Non si sentiva abbastanza sicuro, però, tanto da voler girare armato (con il "ferro" direbbero quelli della mala). Il che lo ha portato ad un nuovo arresto con l'accusa di porto abusivo di arma da fuoco: rischia una pena fino a un anno e mezzo di reclusione.