Vilipendio alla Magistratura: Salvini non si presenta in aula
Durante un comizio a Collegno nel 2016 aveva apostrofato i giudici definendoli "cancro da estirpare".
Vilipendio alla magistratura, Salvini doveva essere in aula ieri a Torino ma non si è presentato. Potrebbe rischiare ulteriori guai? Essere dichiarato contumace? Il prosieguo della vicenda giudiziaria non è ben chiaro, ma di sicuro il leader della Lega non ha segnato un punto a proprio favore.
Vilipendio della Magistratura
Il reato di cui è accusato Salvini concerne l'articolo 290 del Codice Penale e recita in sostanza così: "Chiunque vilipende o offende pubblicamente le cariche dello Stato o le sue Assemblee legislative o l'Ordine Giudiziario è punito con una multa che può andare da 1.000 a 5.000 euro". La norma quindi tutela le istituzioni, il sentimento di italianità e i simboli rappresentativi dello Stato, così da non intaccare il principio di autorità. Ma prevede solo una sanzione pecuniaria (per quanto salata). Le frasi di Salvini d'altronde non erano certo da interpretare. Durante un comizio a Collegno aveva così apostrofato pubblicamente i giudici: "Qualcuno usa gli str... che male amministrano la giustizia. Difenderò qualunque leghista indagato da quella schifezza che si chiama magistratura italiana, che è un cancro da estirpare". Dopo un'uscita così, chiunque potrebbe aspettarsi di essere indagato...
Non c'è stato astio personale
Il Giudice delle indagini preliminari ha ritenuto altresì infondata l'istanza dell'avvocato difensore di Salvini, Claudia Eccher, che sosteneva come il procuratore generale Armando Spataro forse era mosso anche da un'astio personale. Così non era, però, almeno secondo i giudici. E Salvini è stato rinviato a giudizio. Oggi, appunto, l'aggiornamento sulla delicata vicenda. Certo il rischio cui andrebbe incontro l'ex-vicepremier rimane contenuto: nella peggiore delle ipotesi, 5.000 euro di multa per un parlamentare sono un esborso sostenibile. Ma l'eventuale condanna macchierebbe anche politicamente il curriculum di Salvini. Sia come sia, la scusa dell'attività parlamentare di ieri alla Camera e oggi al Senato non ha retto. Il Tribunale se ne infischia dei legittimi impedimenti politici e ritiene più importante il processo rispetto all'attività istituzionale. Resta quindi tutta da dibattere l'accusa a Salvini di vilipendio alla Magistratura.
Il solito solito tono roboante
Al legittimo impedimento, per Salvini e alcuni testimoni (anch’essi senatori) si era opposto pure il Procuratore aggiunto Emilio Gatti. Salvini ha pronunciato le frasi incriminate esattamente il 14 febbraio 2016, durante il congresso regionale della Lega tenutosi al Palasport di Collegno per l’elezione del nuovo segretario regionale del Carroccio. Con i suoi soliti toni roboanti (mutuati direttamente dallo "stile-Bossi") che tanti consensi hanno assicurato alla Lega, aveva tuonato contro i magistrati definendoli, appunto, in quel modo poco edificante. Il processo, nel pomeriggio del 18 gennaio 2021, è comunque proseguito con l’audizione di alcuni testimoni presenti. Ci sarebbe comunque una registrazione del comizio che "inchioda" Salvini alle proprie responsabilità. L'imputato, tuttavia, sembra non aver dato segno di preoccuparsi più di tanto su questa vicenda e prosegue nella sua attività politica come uomo-guida del centrodestra.
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