Corteo del 4 maggio: in 20mila per ricordare il Grande Torino tra commozione e rabbia
Ieri il vecchio cuore Granata batteva forte tra le vie di Torino, due i momenti salienti: al Cimitero Monumentale e a Superga, ma di Cairo neanche l'ombra...

Tifosi del Toro di tutte le età hanno sfilato, ieri 4 maggio 2025, per le vie della città, mossi dall'orgoglio, dalla commozione, ma anche dalla rabbia contro l'attuale dirigenza, ricordando la tragedia avvenuta il 4 maggio 1949, quando di ritorno da una trasferta, la squadra si schiantò con l'aereo su cui viaggiava contro la collina di Superga, a Torino.
L'onda Granata, erano in 20mila, è partita dal Bar Norman, in via Pietro Micca, alle 10. Scelta non casuale: fu lì che venne fondata la squadra il 3 dicembre 1906.
Il corteo, guidato dall'ex giocatore Pasquale Bruno, ha attraversato le vie del centro, passando per via Po, piazza Vittorio Veneto e corso Casale, fino a raggiungere piazza Modena ai piedi della collina di Superga.






Durante il percorso, i partecipanti hanno intonato cori in memoria del Grande Torino, ma anche contro l'attuale proprietario del club, esprimendo il desiderio di un cambiamento dirigenziale.
Cori contro Cairo
Urbano Cairo, patron della squadra, non si è fatto vedere né al Cimitero Monumentale dove sono sepolti gli Invincibili, né tantomeno alla Basilica di Superga dove alle 17 (ora in cui l'areo si schiantò contro la collina) è stata celebrata una messa solenne, al termine della quale il capitano del Torino, Duván Zapata, ha letto i nomi dei 31 caduti incisi sulla lapide commemorativa.
Vista l'aria che tirava, il presidente del Torino FC ha comprensibilmente preferito salire a Superga in forma privata accompagnato dal figlio Federico.

Diverse le ragioni che avrebbero reso la sua presenza "scomoda": i tifosi del Toro da anni sono scontenti della gestione della squadra, lamentando una mancanza di ambizione sportiva (la sensazione è di tifare per una squadra che gioca sempre e solo per la sopravvivenza in classifica) e criticando aspramente la campagna acquisti (basti pensare alla scelta di cedere Raoul Bellanova all'Atalanta nell'estate del 2024). Cairo è inoltre percepito come un imprenditore più interessato alla gestione finanziaria della società che al suo successo sportivo.
Insomma, un'assenza, quella del presidente a Superga, chiaramente simbolica, segno di una frattura profonda tra la tifoseria e la proprietà.
La giornata di ieri si è poi conclusa con un tributo finale, questa volta da parte della città di Torino: in serata la Mole si è colorata di granata, ultimo grande omaggio agli Invincibili.

La tragedia di Superga
Al rientro da Lisbona, il 4 maggio 1949, il trimotore FIAT G. 212 delle Avio Linee Italiane trovò una fitta nebbia che avvolgeva Torino e le colline circostanti. Alle ore 17:05, fuori rotta per l'assenza di visibilità, ma soprattutto per il malfunzionamento dell'altimetro, l'aeroplano si schiantò contro i muraglioni di sostegno del giardino posto sul retro della Basilica di Superga.

L'impatto causò la morte istantanea di tutte le trentuno persone di bordo, fra calciatori, staff tecnico, giornalisti ed equipaggio.

La squadra del Torino era vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949 e costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana.
Avevano vinto molte partite e avrebbero potuto vincerne ancora, se non fossero morti nel pieno della loro carriera sportiva, restando giovani e Invincibili per l'eternità, questi i loro nomi in grado, ancora oggi, di far commuovere e sognare generazioni di tifosi:
Valerio Bacigalupo, Romeo Menti III, Franco Ossola, Danilo Martelli, Giglielmo Gabetto, Ernesto Castigliano, Dino e Aldo Ballarin, Mario Rigamonti, Ezio Loik, Virgilio Maroso, Rubens Fadini, Roger Grava, Giuseppe Grezar, Emile Bongiorni, Julius Schubert, Piero Operto e il capitano Valentino Mazzola.