L’impatto sociale delle chiusure aziendali: il caso studio di Lear e TE in Piemonte
Un'analisi sugli effetti generati su dipendenti, indotto e territorio

È stata presentata oggi, 18 marzo 2025, a Torino, nella sede della FIOM Cgil, la ricerca "Valutazione dell’impatto sociale determinato dalla possibile chiusura di due stabilimenti sul territorio piemontese".
Lo studio
Un lavoro di analisi innovativo, fortemente voluto da CGIL e FIOM, finanziato dalla Camera di commercio di Torino nell’ambito di Torino Social Impact e realizzata dal CeVIS – Centro di Competenze per la Misurazione e Valutazione dell’Impatto Sociale.
Lo studio si concentra sulle potenziali conseguenze della chiusura degli impianti industriali di LEAR Corporation e TE Connectivity, analizzando gli impatti negativi su dipendenti, indotto e territorio e dimostrando come la valutazione d’impatto sociale potrebbe divenire uno strumento utile non solo per la valutazione ex post, ma anche ex ante, per l’allocazione delle risorse e delle scelte strategiche di sviluppo territoriale.
La ricerca è stata svolta con una metodologia integrata che combina ricerca desk, questionari rivolti a dipendenti ed ex dipendenti e interviste con i principali stakeholder.
La ricerca ha analizzato gli effetti della chiusura di due stabilimenti industriali in Piemonte, esaminando le conseguenze per gli stakeholder interni – dipendenti e famiglie – e per quelli esterni, come l’indotto, il mercato del lavoro, le istituzioni e la comunità. Basandosi sulla teoria del cambiamento, lo studio ha approfondito le dinamiche di impatto sociale e le possibili strategie per affrontarle.
Le conseguenze sui lavoratori e i dipendenti
Per i lavoratori coinvolti e le loro famiglie, sono emerse cinque principali aree di impatto: status e capacità economica, salute psicofisica, capitale relazionale e coesione sociale, fiducia, autoconsapevolezza e autodeterminazione. La perdita del lavoro ha generato difficoltà economiche immediate e prospettive incerte per il futuro, con ricadute dirette sulla salute psicologica e sul benessere familiare. Inoltre, la chiusura degli stabilimenti ha inciso negativamente sulla coesione sociale, indebolendo reti di supporto e fiducia nel sistema produttivo e nelle istituzioni.
Le conseguenze per gli stakeholder esterni
Per quanto riguarda gli stakeholder esterni, le interviste hanno evidenziato un quadro complesso, in cui emergono sfide ma anche potenziali opportunità. Da un lato, la chiusura degli stabilimenti ha avuto ripercussioni significative sull’indotto locale e sulle dinamiche del mercato del lavoro, con un aumento della pressione sui servizi di supporto all’occupazione e sulle istituzioni locali. Dall’altro, si delineano margini di intervento per sviluppare strategie di mitigazione più efficaci, come percorsi di riqualificazione professionale, incentivi alla riconversione produttiva e modelli di governance più proattivi nella gestione delle crisi industriali.
La necessità di un approccio preventivo
I risultati dello studio mettono in luce l’urgenza di un cambio di paradigma nella gestione delle crisi industriali: anziché agire in fase emergenziale, occorre sviluppare un approccio preventivo, basato sul dialogo tra aziende, istituzioni e comunità, per minimizzare gli impatti negativi e favorire una transizione più sostenibile per lavoratori e territori.
Dichiara Federico Bellono, Segretario Generale della CGIL Torino:
"Le crisi di LEAR e TE hanno dimostrato, ancora una volta, quanto gli effetti generati su lavoratrici e lavoratori coinvolti, siano la concausa di azioni e reazioni di attori diversi, che si muovono all’interno di un territorio, questa ricerca, che analizza l’impatto sociale, è una sperimentazione che può diventare uno degli strumenti dell’azione sindacale".
Come spiegato da Dario Gallina, Presidente della Camera di commercio di Torino:
"L’ente camerale ha accolto lo stimolo della Cgil, attraverso il Comitato imprenditorialità sociale, a sperimentare la valutazione degli impatti sul tema delle dismissioni industriali in atto sul nostro territorio. Nell'ambito di Torino Social Impact è stato quindi attivato il CeVIS, che ha sviluppato un modello unico in Italia per questa indagine: si tratta di un metodo di valutazione degli impatti negativi, che può essere anche replicato su casi simili. L'iniziativa è unica anche per le dinamiche istituzionali e collaborative che hanno permesso di realizzarla, a testimonianza di un dialogo aperto a fronte di processi così delicati, che impattano sui lavoratori, sull'indotto e sul territorio".
Commenta Marella Caramazza:
"Attraverso un metodo innovativo di ricerca abbiamo costruito un modello puntato a misurare l’impatto negativo della chiusura di uno stabilimento industriale. I dati –, a cui è affidata la direzione strategica del CeVIS - hanno messo in luce come la chiusura di uno stabilimento produca non solo un danno economico, psicologico ed esistenziale delle persone coinvolte, ma soprattutto una crescente sfiducia rispetto alla possibilità di rimettersi in gioco e riavviare un circuito positivo di crescita e sviluppo. La conseguenza è un depauperamento delle risorse del sistema."