Juventus, dopo la vergona di Coppa Italia una reazione come nel 2016, post Sassuolo
Dai milioni (100) spesi per giocatori che non stanno rendendo, ai rinnovi a cifre da top-player a giocatori che calciano i rigori in curva. Il "the day after" dell'eliminazione storica in Coppa Italia contro l'Empoli dei ragazzini.

Di Maurizio Vermiglio
Juventus, dopo la vergona di Coppa Italia una reazione come dopo il Ko Sassuolo nel 2016. In quel tempo, però, c'era una squadra di campioni e di leader. Oggi no.
Juventus, dopo la vergona
E’ stata una vergogna. Certo. Ma la vergogna vera sono anche i milioni di euro che la Juventus ha buttato via e continua a buttare. Per l’acquisto di giocatori che per l’atteggiamento messo in campo contro l’Empoli tutto possiamo definire, tranne che calciatori e per stipendi che non hanno ragione d’essere. 100 milioni per aggiudicarsi le prestazioni sportive di Teun Koopmeiners e Douglas Luiz. Può anche darsi che in prospettiva saranno le armi in più della squadra di Thiago Motta, di cui apriremo il capitolo a breve, ma ad oggi non possono che essere bollati come due fallimenti. Dell’olandese alla Continassa è arrivato il fantasma di quello che è stato il miglior centrocampista della scorsa Serie A. Non solo non sembra essere un top palyer – uno che costa 60 milioni, come lo vuoi definire? - ma neanche uno da “provinciale”; di quelle, ad esempio, che imbottite di Primavera in nome del tournover , vanno allo Stadium, tengono il pareggio e battono i calci di rigori sotto la curva avversaria come fossero dei cecchini, senza che le gambe tremino, e volano in semifinale di Coppa Italia. Ogni riferimento all’undici di D’Averso è puramente casuale. E per inciso, a proposito di milioni, l’Empoli proprio per contenere le spese e non perdere la concentrazione in vista dello spareggio salvezza in campionato, in vista della partita di Coppa Italia non ha neanche organizzato il ritiro: i toscani sono arrivati a Torino mercoledì mattina per giocare la sera, altro che il giorno prima per cercare la concentrazione.
Fuori classe?
Ma torniamo ai fuori classe; ah, onde evitare equivoci, non a quelli di Empoli. Il brasiliano arrivato dall’Aston Villa per 70 milioni di euro (compreso il sacrificio di “Iling Jr. e Barrenechea) sta passando più tempo al "J Medical" dove ormai conosce tutti i sanitari che vi lavorano che nel contiguo rettangolo di gioco e relativi steward. Ogni qualvolta sembra che sia la volta buona che possa prendere la responsabilità della squadra, che sia in crescita, che sia sulla (benedetta) “strada giusta” – quella che rivendica il tecnico bianconero – puntualmente ecco il risentimento o l’affaticamento… che lo spinge oltre il guardrail e torna nella lista degli indisponibili.
Dalla quale era uscito Nico Gonzalez: inguardabile. Già ad Eindhoven. Col Psv aveva già dato dei segni. E ancora prima nella vittoria con l’Inter non era stato tra i più brillanti, ma in Coppa Italia è stato l’icona del tracollo. E il discorso mercato potrebbe continuare con Francisco Conceição, esplosivo con il suo dribbling, ma incapace poi di disegnare un assist al centro dell’area. Ma arriviamo anche alle manovre di gennaio, quelle di riparazione. Se Veiga si stava ritagliando un posto importante al centro della difesa – ma se è uno è capace, vedi Bremer o Cabal, ci pensa la dea (s)bendata a metterlo fuori causa – Kelly prestazione dopo prestazione sta dimostrando di essere uno da Juve; sì, ma di quella che si fa umiliare dall’Empoli in Coppa Italia, non dal club che per Dna lottava per tre obiettivi a stagione… preistoria.
E c'è chi vuole 12 milioni
E nella “vergogna” generale, quella evocata da Thiago Motta, ci sono rinnovi di contratto ai quali non si può non gridare allo scandalo. Ma come puoi, dopo che hai giocato in quel modo, tirato dagli undici metri in quel modo, sederti alla tavola della trattativa – perché il contratto ti scade fra un anno – e partire a discutere da 12 milioni in su? Con quale coraggio Dušan Vlahović, perché è di lui che stiamo parlando e del suo entourage, chiede e pretende uno stipendio da Top (più di Lautaro, giusto per intenderci) quando anche grazie alla sua prestazione la Vecchia Signora è fuori dalla corsa dal gran galà di maggio a Roma per per il titolo tricolore? Attenzione: così facendo anche la prossima SuperCoppa Italiana è un miraggio, per andare a Doha a farsi applaudire dagli sceicchi (e incassare denaro sonante) bisogna arrivare primo o secondi in Serie A. E qui arriviamo all’allenatore.
Thiago è umano
Nel disastro generale, un lato positivo (se vogliamo provare a vederla così) c’è: Thiago Motta è umano. Non è un alieno, né robocop, ma un essere vivente, perché altrimenti non si spiegherebbe la reazione – condivisibile – avuta al termine della storica – vergognosa – disfatta. L’attacco che ha fatto alla squadra e a se stesso assumendosi la responsabilità di quanto si è visto è figlio di un sentimento che non è riuscito ad arginare. Per sette mesi si è sempre presentato ai microfoni e taccuini dei giornalisti sempre compito, calmo, nel voler far credere che anche nel mare in tempesta (fuori dai playoff di Champions o quando era a -12 dal Napoli, ex capolista) di avere ben saldo in mano il timone sostenendo che la rotta fosse quella giusta. Ebbene: da ieri non è più così. La rotta non è quella giusta, sbattere contro lo scoglio di Empoli navigando a vista nella gara di Coppa Italia e colare a picco non è il percorso che il Club e i tifosi immaginavano ad inizio stagione.
Le parole del dopo Empoli risuonano un po’ come quelle di Buffon dopo la caduta (non solo di stile) del 2016 al Mapeum di Sassuolo a cui seguì una media-punti record.
E solo così, rientrando nella corsa scudetto, 8 lunghezze non sono un’enormità, Thiago Motta e la sua squadra, possono sperare di recuperare quella credibilità (calcistica) persa nella vergognosa prestazione di mercoledì davanti ad uno Stadium (quasi) pieno di un popolo che non merita, passi in Champions, di non esultare neanche in Coppa Italia.