Beinasco, Legambiente dice "No" all'ampliamento dell'inceneritore del Gerbido
La Regione nei mesi scorsi aveva aperto alle autocandidature dei Comuni piemontesi per ospitare un secondo inceneritore nuovo di zecca
In queste settimane continua a tenere banco in tutto il Piemonte la vicenda dei rifiuti e il particolare degli inceneritori (o termovalorizzatori) al Gerbido di Torino.
Legambiente: "I dati contenuti nel Prubai dimostrano che un nuovo inceneritore a servizio della Regione non è necessario".
Secondo l'associazione Legambiente non è necessario un nuovo o ampliamento dell'inceneritore di Torino:
"Registriamo con stupore le uscite stampa che parlano con certezza di un ampliamento dell’impianto del Gerbido quando è in corso un processo tecnico per definire l’eventuale localizzazione.
Con altrettanto stupore accogliamo il dimensionamento dell’impianto paventato: 250mila tonnellate/anno sarebbero un sovradimensionamento che porterebbe ad ingessare tutto il sistema di gestione rifiuti regionale, con un forte impatto sulle emissioni di CO2 regionali, in totale disaccordo con le indicazioni UE.Sulla scorta di quanto previsto nel PRUBAI, hanno preso quota le discussioni sul territorio piemontese relative ad un eventuale nuovo impianto di incenerimento rifiuti regionale. All’interno del Piano Regionale si ipotizza (in due dei 4 scenari previsti) la costruzione di un nuovo impianto. Dopo le autocandidature di Torino, Asti e Ghemme (nel caso di Torino si tratterebbe della costruzione di una nuova linea dell’inceneritore del Gerbido; negli altri due di un impianto completamente nuovo), la palla è all’Autorità Rifiuti Piemonte che dovrà individuare la sede più idonea.
“Parlare nel 2025 di nuovi inceneritori in una Regione che solo nel 2021 ha centrato gli obiettivi fissati per il 2012 ci sembra paradossale – dichiara Alice De Marco, Presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – In una Regione che, come dimostrato dai dati, non ha mai voluto investire sulla riduzione, sul riuso, sulla raccolta differenziata e sul riciclo, fare investimenti sullo smaltimento è il segnale chiaro del fatto che si stia ancora ragionando esclusivamente in ottica lineare, più che abbracciare la filosofia dell’Economia Circolare richiesta dalla UE. Un eventuale nuovo impianto sarà una zavorra pesantissima allo sviluppo di una gestione dei rifiuti sostenibile e realmente circolare, basata su modalità di raccolta efficaci ed efficienti, su una tassazione equa (tariffazione puntuale) e sulla massimizzazione del riciclo. Inoltre il fatto che i giornali (evidentemente imbeccati in tal senso) diano già per deciso l’ampliamento dell’inceneritore del Gerbido mentre è in corso la valutazione da parte dell’Autorità Rifiuti Piemonte ci sembra una grave mancanza di rispetto per i processi democratici e tecnici e, in ultimo, per l’Autorità stessa. Infine un dato economico: quanto peserà sulle spalle dei cittadini questo impianto? Si prospettano un’assenza di Fondi Europei (il principio del “Do No Significant Harm”-DNSH, prevede che gli investimenti finanziati non arrechino danni significativi all’ambiente, escludendo dai finanziamenti discariche e inceneritori); un’assenza di quei certificati verdi che rappresentano una sostanziosa quota degli utili prodotti dall’impianto torinese; l’applicazione dal 2026 del Emission Trading Scheme anche agli inceneritori, che potrebbe portare un aggravio a partire da 80€ per tonnellata di CO2 prodotta. Chi garantisce la sostenibilità economica, chi pagherà l’eventuale salatissimo conto?”.
“Il Prubai, che abbiamo fortemente criticato per la sua timidezza in fatto di riduzione e riuso, fissa al 2035 obiettivi molto chiari: 2.000.000 di tonnellate di RSU prodotte all’anno, 82% di raccolta differenziata a livello regionale con un 18,5% di scarti. – dichiara Sergio Capelli, Direttore di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta – Solo 2 dei 4 scenari ipotizzati dal Piano (Scenari A e B) prevedono una nuova, ulteriore, capacità di smaltimento.
Le autocandidature
La Regione nei mesi scorsi aveva aperto alle autocandidature dei Comuni piemontesi per ospitare un secondo inceneritore nuovo di zecca.
I Comuni che avevano dato la disponibilità sono: Ghemme, piccolo comune della Provincia di Novara, sede di un'ex discarica, l'area di Quarto ad Asti, vicino all’impianto di riciclo A2a, Torino per l'ampliamento.
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