Sanità pubblica in crisi: sciopero dei sanitari mercoledì 20 novembre 2024 per 24 ore
La carenza di medici e di risorse destinate alla sanità pubblica sta diventando un'emergenza nazionale
A una settimana dalla pubblicazione dei dati della Fondazione Gimbe sullo stato di salute della sanità pubblica in Italia, arriva la notizia di uno sciopero nazionale di 24 ore di medici, dirigenti sanitari, infermieri e professioni sanitarie, indetto dalle sigle Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up.
La situazione in Piemonte
Il Piemonte sotto la lente della Fondazione GIMBE non ha fatto una bella figura: dal rapporto che la fondazione pubblica periodicamente sono tante le criticità che saltano all'occhio, la più evidente e preoccupante è la rinuncia da parte del 9% delle famiglie piemontesi alle prestazioni sanitarie.
In Italia sono 4,5 milioni le persone che hanno rinunciato alle cure la prevenzione è precipitata al -18,6%. E se la media nazione è al 7,6% in Piemonte, dicevamo, la media di chi rinuncia sfiora il 9%, nel 2022 si attestava al 9,6%.
Rispetto ai Livelli Essenziali di Assistenza – le prestazioni e i servizi che il SSN è tenuto a fornire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket – nel 2022 solo 13 Regioni rispettano gli standard essenziali di cura, con un ulteriore aumento del divario Nord-Sud (come dimostra il grafico sottostante): Puglia e Basilicata sono le uniche Regioni promosse al Sud, ma comunque in posizioni di coda.
Carenza di personale sanitario
In Piemonte (dato 2022) si contano 2,09 medici dipendenti ogni mille abitanti contro una media Italia di 2,11. Si stima che al 1° gennaio 2023 ne mancassero in tutta la regione 296 e che il 49% di loro superasse il massimale di 1500 pazienti.
Per quanto riguarda i pediatri, la carenza sarebbe di 136, per un numero di assistiti medio di 1.108 bambini, dato record nel Paese.
Migliore la situazione nel comparto degli infermieri dipendenti: 5,4 unità ogni mille abitanti contro una media Italia pari a 5,13. Quanto al rapporto medici-infermieri, altro indicatore fondamentale. In Piemonte è pari a 2,59 ogni mille abitanti contro una media Italia ferma a 2,44.
Pochi spiccioli alla sanità
Il testo della Legge di Bilancio per il 2025, accusano i sindacati,
"conferma la riduzione del finanziamento per la sanità rispetto a quanto annunciato nelle scorse settimane e cambia le carte in tavola rispetto a quanto proclamato per mesi".
La manovra prevede un aumento dell'indennità di specificità medica sanitaria di 17 euro nette per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro, e non va meglio per le altre professioni sanitarie.
inoltre:
"si parla di risorse legate, per la maggior parte, a un contratto la cui discussione inizierà solo tra almeno due anni, e che arriveranno nelle tasche degli interessati chissà quando. Insomma in sostanza briciole che offendono l'intera categoria".
L'ira dei sindacati
La carenza di medici e di risorse destinate alla sanità pubblica sta diventando un'emergenza nazionale, senza un adeguato riconoscimento economico ai professionisti che lavorano nel pubblico si continuerà ad assistere ad un fuggi fuggi di chi c'è e a un disinteresse delle nuove generazioni a intraprendere certi percorsi universitari. Lo scenario che si prospetta è dei più temibili: ospedali semi-deserti e un'Italia in cui la salute dei cittadini non è più tutelata costringendo chi può permetterselo a cure costose, come spiegano Pierino Di Silverio, Segretario Anaao Assomed, Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, Presidente Nursing Up:
"Non possiamo restare in silenzio dinanzi all'ennesima presa in giro del personale sanitario e dei cittadini, dinanzi alle giravolte del ministero dell'Economia che vanificano gli sforzi del ministero della Salute e al voltafaccia di coloro che lavorano per spingere il personale sanitario ad abbandonare la sanità pubblica. Quelli annunciati prima della firma della manovra erano provvedimenti che, sebbene non risolutivi, avrebbero potuto rappresentare dei segnali di attenzione nei confronti di medici e infermieri dipendenti del Ssn. E invece ci troviamo di fronte agli ennesimi proclami sensazionalistici a cui fa seguito una realtà deludente e a dir poco imbarazzante, che ci costringe ad alzare gli scudi per difendere il Servizio sanitario nazionale, l'istituzione più preziosa di questo Paese, e i suoi professionisti.
Non possiamo essere complici dell'ormai evidente smantellamento del Servizio sanitario nazionale. Il personale scappa quotidianamente dagli ospedali pubblici, le liste d'attesa sono interminabili, le aggressioni e le denunce sono all'ordine del giorno, e si continua a destinare pochi spiccioli alla sanità pubblica, che peraltro poi non vengono spesi in modo corretto dalle Regioni, e ad aumentare i finanziamenti per la sanità privata, che si arricchisce spudoratamente sulle spalle degli infermieri e dei medici dipendenti che vi lavorano, che attendono da quasi 20 anni il rinnovo del contratto, guadagnando sino al 47% in meno rispetto ai medici del pubblico. Non possiamo rassegnarci alla ormai lampante privatizzazione della sanità, e alzeremo la voce per portare anche i cittadini dalla nostra parte. In gioco non ci sono solo dei dovuti riconoscimenti per il personale sanitario, necessari ad impedire lo svuotamento degli ospedali; in gioco c'è la tutela della salute di tutti noi."