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Martin Scorsese a Torino per ricevere il Premio Stella della Mole al Museo Nazionale del Cinema

Così il grande cineasta italoamericano: "La Mole, la descrivono come un tempio e lo è, un tempio dell’immagine. Ricevere questo onore è significa molto per me"

Martin Scorsese a Torino per ricevere il Premio Stella della Mole al Museo Nazionale del Cinema
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Martin Scorsese, classe 1942, a più di sessanta anni dal suo esordio dietro la macchina da presa, non ha nessuna intenzione di ritirarsi, come dichiara lui stesso a Torino  dove si trova per ritirare il Premio Stella della Mole al Museo Nazionale del Cinema:

"Spero di continuare ad avere l’energia per fare film. E spero di avere anche i soldi"

Il biopic con Leonardo di Caprio nei panni di Frank Sinatra è stato rinviato. Ora Martin Scorsese sta lavorando su un’altra pellicola incentrata sulla vita di Gesù Cristo.

L'agenda di Scorsese in questi giorni è fitta e il regista ammette di voler unire l'utile al dilettevole, tra ricerca sul campo per i film e qualcosa di molto più sentimentale:

Ho un progetto a Roma, oggi sono a Torino, poi tra un paio di giorni tornerò in Sicilia a visitare la città di mio nonno, Francesco Scozzese…perché si chiamava così, sapete? Sono gli americani che ci hanno ribattezzati Scorsese! Voglio capire le mie radici, è un viaggio sentimentale, ma amo pensare che da questa mia esperienza verranno fuori altri film.

 

Un giovane Martin Scorsese sul set di Taxi Driver

 

La tappa a Torino

Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, presidente e direttore del Museo, hanno omaggiato il grande cineasta con un preziosissimo DCP (Digital Cinema Package) contenente alcune scene inedite di Cabiria, il primo kolossal apparso sul grande schermo, diretto da Giovanni Pastrone nel 1914 con i cartelli scritti da Gabriele D’Annunzio. Un tributo anche all’impegno costante del Maestro della New Hollywood nella conservazione e recupero del patrimonio filmico.

Un sorridente Martin Scorsese insieme a Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano

Così Martin Scorsese:

“Grazie, un grande riconoscimento. La Mole, la descrivono come un tempio e lo è, un tempio dell’immagine. Ricevere questo onore è significa molto per me. Cabiria sappiamo che impatto ha avuto sui film di oggi. Rivoluzionò il cinema. Ma un grande impatto lo hanno avuto anche i film italiani che davano in tv, mio padre parlava solo siciliano e guardavamo tutti insieme questi polizieschi. Avevo cinque anni, erano film che venivano trasmessi di venerdì sera per gli Italo americani. È un’altra verità che è arrivata da quel set tv. Sembrava che non ci fosse distanza tra noi e la tv. È diventata una esperienza di vita che è andata al di là del cinema. Volevo raccontare storie che toccavano le persone così come quelle storie facevano con me e la mia figlia. Storie che ci univano e non ci dividevano. Il debito del cinema italiano è incalcolabile”.

Il regalo fornisce anche il pretesto a Scorsese di ricordare l'importanza del restauro dei grandi classici e quanto fosse complesso, quando ancora non c’erano né l’home video, far comprendere agli Studio l’importanza della corretta conservazione delle pellicole.

 

 

@taxi.drivers2006 Martin Scorsese dopo la sua Masterclass a Torino #martinscorsese @museocinema ♬ suono originale - Taxi drivers

 

 

La violenza sul grande schermo

Spesso il cineasta italaoamericano ha avuto problemi con la censura per vie di alcune scene considerate troppo violente, un esempio? "Gangs of New York" in Italia  è stato giudicato troppo violento per il Prime Time e il Codacons è insorto contro Rete 4 che lo aveva nel palinsesto.

Nessun rimorso per il regista che spiega:

"La violenza fa parte di quello che siamo. Era l'essenza quando io crescevo, fa parte della mia storia, del crescere in strada. C'è attrazione verso la violenza, soprattutto da parte dei giovani. Non siamo violenti intenzionalmente. Non si può certo esultare davanti alla violenza, ma non possiamo negare che faccia parte del nostro essere. Non si può dire che la violenza sia un male in assoluto. Quando si evita di guardare anche questa è violenza."

Le maggiori opere di Martin Scorsese

Nato da una famiglia di origini siciliane, Martin Scorsese trascorre la sua infanzia nel quartiere newyorkese del Queens, divorando fin da piccolo enormi quantità di pellicole cinematografiche. Dopo aver abbandonato l'idea di diventare sacerdote, Scorsese ha deciso di orientarsi verso un'altra passione, il cinema.

Nel 1969 dopo una serie notevole di lavori più o meno sperimentali, completa il suo primo lungometraggio "Chi bussa alla mia porta?", un dramma che vede la presenza dell'attore Harvey Keitel.

Presto lascia New York per Hollywood, lavorando come produttore di film che andavano da "Woodstock" a "Medicine Ball Caravan" a "Elvis on tour".  Per la American International Pictures di Roger Corman dirige anche il suo primo film con vasta distribuzione: l'economico "Boxcar Bertha" del 1972, con Barbara Hershey e David Carradine.

Con lo stesso staff tecnico presto ritorna a New York e comincia a lavorare al suo primo capolavoro, il dramma "Mean street" del 1973. Il film segna anche il rapporto di Martin Scorsese con Robert De Niro, che rapidamente emerse come figura centrale nella maggior parte dei suoi lavori.
In seguito Martin comincia a girare "Alice doesn't live here anymore" (1974).

Il film successivo è l'"Italo-americano" del 1974  che Scorsese ha sempre considerato il suo favorito tra i suoi lavori. Tornato a New York, comincia a lavorare al leggendario "Taxi driver".

Travis Bickle (Robert De Niro) in una delle più celebri scene del film

Nel '77 Scorsese cambia genere con "New York, New York", ricco musical che vede Robert De Niro affiancato da Liza Minnelli.

Nel 1979, dopo anni di preparazione, comincia a lavorare "Toro scatenato", un film basato sull'autobiografia del boxer Jake LaMotta,

Il sogno del regista americano è però quello di realizzare un film sulla vita di Gesù e finalmente, nel 1983, riadatta un romanzo di Nikos Kazantzakis. Il risultato è lo scandaloso "L'ultima tentazione di Cristo", un film (con Willem Dafoe).

Sul finire degli anni Ottanta, Martin Scorsese inizia a lavorare al suo successivo capolavoro, "Goodfellas - Quei bravi ragazzi" che fa guadagnare all'attore Joe Pesci un Oscar come attore non protagonista nel ruolo di un killer di una banda criminale.

Una scena del film con , Joe Pesci, Ray Liotta, Robert De Niro

Nel 1993 arriva il momento di cimentarsi con un genere che almeno in apparenza sembra essere fuori dagli schemi per Scorsese, parliamo di "L'età dell'innocenza", ambientato alla fine dell’Ottocento, è il malinconico resoconto di un amore impossibile con Daniel Day Lewis.

Gli anni 2000 sono caratterizzati da capolavori come "Gangs of New York" (2002) uno dei film più epici del regista che racconta i lati più crudi del passato di New York , "The Departed" dove il bene e il male sono rappresentati da Leonardo di Caprio e Matt Damon (2006), "Shutter Island" (2010), "Hugo Cabret"  (2011) e "The Wolf of Wall Street" (2013) che racconta l'ascesa e la caduta di Jordan Belfort (interpretato da Leonardo di Caprio), spregiudicato broker newyorkese.

Jordan Belfort (Leonardo DiCaprio) in una scena del film

Con "The Irishman" (2019) sembra concludersi il ciclo di film che raccontano la criminalità italoamericana e degli irlandesi americani, nel 2023 con  "Killers of the Flower Moon" che racconta la storia del vero sterminio della tribù Osage nell'America ormai (presunta) civilizzata degli Anni 20.

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