Ex Embraco, richiesta di bancarotta dalla Procura di Torino. I sindacati: "Una vicenda vergognosa"
Il commento dei sindacati Fim Fiom Uilm.
Ex Embraco, richiesta di bancarotta dalla Procura di Torino. Di seguito il comunicato stampa integrale degli Uffici stampa Fim Fiom Uilm ricostruisce la vicenda "Embraco".
La ricostruzione della vicenza Embraco
La multinazionale Embraco, allora di proprietà di Whirlpool, decise a gennaio 2018 di chiudere lo stabilimento torinese, di delocalizzare la produzione dei compressori per frigoriferi (produzione presente a Torino dagli anni 50) e di licenziare i circa 500 dipendenti.
La lotta dei lavoratori, le iniziative del Sindacato (abbiamo portato il problema fino al Presidente del parlamento europeo), l’intervento delle Istituzioni locali, l’attenzione dei media finirono per indurre la Whirlpool a ritirare i licenziamenti e al ministero dello Sviluppo economico a presentare a marzo 2018 un percorso di reindustrializzazione che avrebbe coinvolto tutti i lavoratori.
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Il progetto Venture
Alcuni mesi dopo fu presentato da Whirlpool al Mise, con l’avallo di Invitalia (l’agenzia del Mise), il progetto Ventures: una start up per la produzione di strumenti tecnologici per la manutenzione e l’efficienza di impianti fotovoltaici (i robot pulitori). Alla richiesta sindacale di partecipazione pubblica nel capitale come garanzia, l’allora Ministro rispose che non si poteva imporre una partecipazione pubblica a una società privata con una propria autonoma capacità finanziaria. Fu quindi presentato un piano industriale che prevedeva l’avvio delle produzioni, visto che dichiaravano di avere addirittura già preso impegni su delle commesse, a gennaio 2019.
Un centinaio di lavoratori scelse l’uscita incentivata con 60mila euro, ma circa 415 decisero di dare fiducia al progetto nel luglio 2018, visto che addirittura il Ministro li aveva rassicurati nel corso dell’assemblea svolta in fabbrica promettendo loro che in caso di non riuscita del progetto, avrebbero avuto un paracadute e che il loro datore di lavoro sarebbe diventato, indicandolo con il dito, la persona che aveva a fianco, cioè l’amministratore delegato di Invitalia.
Cassa integrazione e riorganizzazione aziendale
A metà luglio iniziarono i 24 mesi di cassa integrazione per la riorganizzazione aziendale.
A gennaio 2019 ci recammo nello stabilimento ed era vuoto. Denunciammo la situazione e a marzo fu nuovamente convocato il tavolo di crisi al ministero dello Sviluppo economico. I rappresentanti del Mise ci dissero di dare fiducia e di rivederci in estate (cosa che poi non avvenne) ed ad agosto cambiò il Governo.
A settembre 2019 ricominciarono con forza le mobilitazioni dei lavoratori, con il coinvolgimento della Regione Piemonte, della Città di Torino, dei Comuni interessati. Più volte, in occasione degli incontri a Roma, i lavoratori scesero con i pullman a manifestare sotto il ministero.
Nel corso di tutte le iniziative le OOSS, le RSU ed i lavoratori denunciarono l’opacità della gestione dei capitali da parte della Ventures ed il loro impiego per fini che nulla avevano a che vedere con la realizzazione del progetto di reindustrializzazione nel quale non vennero mai impiegati e tali denunce vennero ripetutamente raccolte e pubblicizzate sugli organi di stampa. Non altrettanto fecero i soggetti pubblici e privati intervenuti a sponsorizzare e garantire l’affidabilità dell’iniziativa intrapresa dalla nuova società.
"Non è credibile che non fossero a conoscenza della situazione"
Per questo non è credibile che chi ha presentato Ventures, cioè la Whirlpool, e chi ha dato alla società di nuova costituzione le “patenti” di affidabilità, cioè il Ministero dello sviluppo economico e Invitalia, non fosse a conoscenza della situazione. All’inizio del 2020 Fim Fiom Uilm e la Rsu di stabilimento, attraverso i propri legali, sono state, quindi, costrette a presentare un esposto alla Procura della Repubblica per chiedere di indagare su questo processo di reindustrializzazione che doveva vedere utilizzato un fondo finanziato da Whirlpool di circa di 20 milioni di euro, del quale non era dato sapere quale fosse stata l’effettiva destinazione.
Necessario il ruolo del Ministero dello Sviluppo economico
Oggi più che mai, visto l’ipotesi di bancarotta e la richiesta di fallimento, è necessario il ruolo del ministero dello Sviluppo economico che, insieme a Regione Piemonte e Città di Torino, deve convocare i responsabili della vicenda, a partire da Whirlpool, e di individuare il percorso necessario a una vera soluzione in grado di fare ripartire delle attività industriali e di ridare la dignità del lavoro a 407 famiglie di lavoratori torinesi.
Come organizzazioni sindacali, insieme alla Rsu e ai lavoratori, continueremo a mobilitarci con tutte le nostre forze per avere giustizia e lavoro, e promuoveremo tutte le iniziative necessarie, anche a livello legale.
Dichiarano Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino, e Vito Benevento, segretario provinciale Uilm:
“Abbiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura e della guardia di finanza. Il nostro auspicio è che in tempi brevi venga avviato un commissariamento con relativo progetto di reindustrializzazione col l'obiettivo di salvaguardare il futuro dei 400 lavoratori e delle loro famiglie. Anche a seguito dell'istanza di fallimento presentata dalla procura, è sempre più urgente sviluppare la proposta della Regione Piemonte di realizzare un impianto per la produzione di batterie per auto nel sito di Riva di Chieri. Al riguardo abbiamo già chiesto un tavolo urgente all'assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino”.
Dichiarano Davide Provenzano, segretario generale Fim Torino, e Arcangelo Montemarano, responsabile Fim territoriale:
“Prendiamo atto con positività che la magistratura stia indagando sulla vicenda della mancata reindustrializzazione dell’ex Embraco, anche grazie all’esposto fatto dai sindacati. Ci auguriamo che si faccia luce su una vicenda vergognosa che merita risposte e giustizia verso tutti i lavoratori che a breve si ritroveranno senza nessun sostegno. Abbiamo richiesto un incontro urgente alla Regione per affrontare le vertenze aperte sul territorio. Embraco è l’emblema della crisi e della pessima gestione a danno dei lavoratori.”
Dichiarano Edi Lazzi, segretario generale Fiom Torino, e Ugo Bolognesi, responsabile Fiom territoriale:
“Purtroppo è ormai da troppo tempo che denunciavano una situazione a tinte fosche, ecco perché abbiamo deciso di fare un esposto alla magistratura. È utile riflettere su questa vicenda che rischia di avere tratti similari con quelle della De Tomaso di Rossignolo e della Blutec di Ginatta. Troppi avventurieri pronti a speculare sulla pelle dei lavoratori, ecco perché il Governo deve essere centrale e garante in operazioni di questo tipo ed ecco perché, se si vuole trovare una soluzione per i lavoratori non c'è altra via che un intervento diretto dello Stato Italiano. Abbiamo già chiesto un incontro con l'assessore Chiorino che ci auguriamo serva a fare un passo in avanti a questa vicenda”.