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Caso Mara Favro: tracce biologiche sulla Punto rossa, serve la prova del dna

L'auto sarebbe quella usata dal collega della 51enne, Cosimo Esposto, per accompagnarla al pub Excalibur di Susa

Caso Mara Favro: tracce biologiche sulla Punto rossa, serve la prova del dna
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Il caso di Mara Favro, la 51enne madre di una bimba di 9, di cui non si hanno più notizie dalla notte del 7 marzo 2024 quando finisce il turno come cameriera nella pizzeria Don Ciccio di Chiomonte potrebbe essere vicino ad una svolta.

Sono ormai 4 lunghi mesi che le indagini cercano di ricostruire cosa sia successo alla donna da quel momento in poi. Fin da subito per i famigliari è certa una cosa: non è un allontanamento volontario.

Due gli indagati: Vincenzo Milione titolare della pizzeria Don Ciccio e Cosimo Esposto il pizzaiolo.

L'accertamento tecnico sulla Punto

Questa settimana è stata importantissima per il caso perché venerdì 12 luglio 2024 si è svolto l'accertamento tecnico irripetibile sull'auto Fiat Punto disposto dal procuratore aggiunto Cesare Parodi della procura di Torino che ha aperto un'inchiesta per omicidio e occultamento di cadavere.

I Ris hanno cercato sulla Punto conferme della presenza di Mara trovando tracce biologiche e capelli sul sedile anteriore e nel bagagliaio.

Mara Favro, 51 anni, da poco lavorava come cameriera nella pizzeria Don Ciccio

Sarebbe la conferma tanto attesa

L'auto sarebbe quella usata da Cosimo Esposto per accompagnare Mara al pub Excalibur a Susa. Circostanza raccontata più volte dal datore di lavoro Vincenzo, ma che inizialmente era stata smentita da Cosimo che in un primo momento mente dicendo di aver preso un passaggio da Mara sulla sua Panda (si capirà più avanti dalle indagini per paura di avere guai con la giustizia, essendo sprovvisto di patente).

La versione di Vincenzo Milione che ha sempre suggerito di cercare prove su quell'auto sembrerebbe quindi confermata delle analisi del Ris.

La donna avrebbe poi preso un passaggio da un camionista per tornare al Don Ciccio per prendere le chiavi di casa e le sigarette. Infine, avrebbe detto al datore di lavoro - che nel frattempo le proponeva di dormire in una camera sopra la pizzeria - di voler assolutamente tornare a casa, incamminandosi da sola nel buio.

Il datore di lavoro la lascia quindi andare non potendola accompagnare (l'uomo è infatti sotto sorveglianza dei carabinieri a causa di passati guai con la legge e non può abbandonare la pizzeria).

Manca la conferma del Dna

Da lì in poi non si sa più nulla della donna e se fino a pochi giorni fa, seppur con degli indagati, erano aperte tutte le piste, anche quelle che prendevano in considerazione un passaggio in auto o camion a bordo di terzi, ora le prove raccolte sull'auto sembrano suggerire uno scenario diverso.

Nella giornata di giovedì il sostituto procuratore Cesare Parodi disporrà le analisi di quanto raccolto per capire se il Dna corrisponda a quello della 51enne di Susa. Solo così si potrà parlare senza condizionali.

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